Commento ai Vespri – S. Rachmaninov (1873 – 1943)
Vsénoshchnoye bdéniye Veglia di tutta la notte.
La musica da chiesa russa, ricca di sonorità puramente vocali e senza alcun sostegno strumentale, risale agli inizi del X secolo, con la diffusione da Bisanzio, attraverso la Bulgaria, allora considerata la culla del Cristianesimo nel mondo slavo, dei testi sacri e dei libri dell’antica liturgia religiosa. Contemporaneamente in Russia si cominciò a coltivare uno stile con caratteristiche proprie e dominato dal canto cosiddetto znamennyi o znamennyi rospev, che sta ad indicare i segni di notazione posti sopra le parole del testo, secondo una linea melodica ben precisa e senza troppi abbellimenti.
Anche se alcuni di questi testi, risalenti in gran parte al XIII e al XIV secolo, sono giunti sino all’epoca moderna, bisogna dire che la notazione znamennyi a tutt’oggi non è stata completamente interpretata.
Uno dei momenti importanti nella storia dell’evoluzione della musica religiosa russa è collegato con le riforme della Chiesa ortodossa, voluta dal patriarca Nikon nella seconda metà del XVII secolo, durante il regno di Alexei Mikhailovich, padre di Pietro il Grande. Tali riforme, combattute dal gruppo dei conservatori più fanatici, conosciuti come i Vecchi Credenti, assorbirono sotto il profilo musicale alcune influenze provenienti dalla cultura occidentale: infatti venne usata la notazione musicale di tipo europeo e fu introdotta la musica polifonica nella forma di canto a parti separate; canti serbi, bulgari e orientali, tradotti in lingua slava per essere divulgati nella chiesa, furono ammessi nella pratica dei servizi religiosi.
Con Pietro il Grande e Caterina II, nel periodo compreso tra la fine del Seicento e l’inizio del Settecento, si fecero più invadenti le influenze musicali occidentali, specialmente italiane, fino a quando Dimitri Bortniansky, vissuto tra il 1751 e il 1825, ritenuto il primo compositore russo di musica sacra, non sviluppò la sua attività per riportare in auge lo stile degli antichi russi: per trent’anni Bortniansky svolse il suo lavoro a capo della Cappella della Corte Imperiale e scrisse copiosa musica liturgica, suscitando l’ammirazione dei cultori della tradizione corale russa.
Su questa scia si posero i suoi successori, i compositori Peter Turchaninov (1779-1856) e Alexei L’vov (1790-1870), direttore della Cappella di Corte dal 1837 fino alla morte, più conosciuto in Occidente come l’autore del vecchio inno nazionale russo “Dio salvi lo Zar”. Nell’Ottocento e sull’onda del movimento nazionalistico anche in campo musicale sia Balakirev che Rimskij-Korsacov che Anatol Liadov studiarono a fondo l’antica musica liturgica russa, trasferendo spesso nelle loro composizioni modi e stilemi specifici di questo genere musicale, ripresi anche da altri artisti come Stefan Smolenskij, tenace assertore della purezza del canto liturgico ortodosso.
Alla fine del XIX secolo il maggiore centro per lo studio degli antichi canti russi fu la Scuola Sinodale Russa, che proclamò il ritorno alle fonti primigenie della musica corale; in particolare Alexander Kastalskij (1856-1926) attuò una radicale riforma della musica liturgica russa, sviluppando una nuova musica corale costruita orizzontalmente e basata sulle melodie del canto znamennyi. Dal canto suo Alexander Arkhangelskij (1840-1925) fondò nel 1880 a Pietroburgo un coro, con il quale effettuò numerose tournées in Russia e in Europa, contribuendo in maniera determinante a rendere popolare il canto a cappella e potenziando la varietà espressiva delle voci; egli fu il primo direttore di coro ad impiegare un organico misto, sostituendo le voci dei ragazzi con le voci femminili.
Non va inoltre sottovalutato il contributo dato allo sviluppo della musica liturgica russa da compositori di larga fama, come Alexander Gretchaninov, Pètr I. Cajkovskij e Sergej Rachmaninov
Non c’è dubbio che Rachmaninov sia un autore tardo-romantico e che la sua musica abbia sempre suscitato pareri discordi, tanto che Alfredo Mandelli scrisse che si può legittimamente parlare a proposito del caso di questo solitario, estroso e introverso compositore «come di uno dei tipici divorzi di opinione fra critica o una parte della critica, e pubblico, avvertendo che in occasioni del genere una fetta di pubblico, quella che intende essere colta e progredita, si affretta a seguire le opinioni negative dei severi censori». In realtà ciò che si suole rimproverare a Rachmaninov è di aver percorso le vie già battute da Cajkovskij, il quale aveva preconizzato un brillante avvenire al nostro compositore, quando si era esibito al pianoforte, ancora ragazzo, in una serata musicale moscovita.
Coetaneo della generazione di Skrjabin, di cui fu compagno al Conservatorio di Mosca, Rachmaninov assorbì profondamente gli insegnamenti di Aleksandr Siloti, Sergej Ivanovic Taneev e Anton Stepanovic Arenskij, appartenenti alla scuola di tipo accademico e tradizionalista e si orientò verso la ricca e multiforme opera di Chopin, Liszt, Anton Rubinstein, Otto Nicolai e Nikolaj Medtner, per non parlare del già citato e idolatrato Cajkovskij.
Sta di fatto che il talento di Rachmaninov, sviluppatosi molto presto in entrambe le direzioni del pianismo concertistico (fu anche accompagnatore della violinista Teresa Tua) e della composizione, approdò subito a risultati importanti, tanto da collocarlo in una posizione di rilievo, specialmente nella storia della letteratura per pianoforte. Basti citare i cinque Morceaux de fantasie op. 3 (1892), comprendenti fra l’altro il celebre Preludio in do diesis minore, il cui successo fu enorme e offuscò le ulteriori e più significative creazioni dello stesso autore; e poi i quattro Concerti per Pianoforte e orchestra, soprattutto il secondo e il terzo, composti tra il 1891 e il 1927 e seguiti dalla famosa Rapsodia sopra un tema di Paganini (1934).
Meno felice è la sua produzione teatrale, con quattro opere quasi dimenticate, tra cui la Francesca da Rimini (1906) e Paganini 1939); poco eseguita anche la produzione sinfonica (tre sinfonie, le danze e il poema L’isola dei morti, ispirato al fantasioso e visionario quadro omonimo di Boecklin) e quella cantatistica (Le campane su poesia di Edgar Poe); non si può dimenticare però il ciclo dei settanta Lieder, dove Rachmaninov si rivela uno dei melodisti più liricamente espressivi nel genere già elevato da Musorgskij ad altezze di insuperata poesia d’arte.
Di particolare valore sia sotto il profilo formale che espressivo è però la raccolta che va sotto il nome di Veglia di tutta la notte, composto in memoria di Stefan Smolenskij, studioso della musica liturgica ortodossa vissuto tra il 1848 e il 1909 e maestro della cappella imperiale di Pietroburgo. Con questi canti di lode alla divinità, abitualmente innalzati la sera prima delle festività (di qui il nome di Vespri), Rachmaninov ha condensato con notevole abilità monodica e polifonica il senso e lo stile della musica della chiesa ortodossa, riproponendo gli accenti e le intonazioni delle antiche melodie cantate dal popolo russo. Il lavoro, scritto nel 1915 e articolato in quindici sezioni, raggiunge effetti di straordinaria intensità psicologica e il coro si adegua con semplicità e chiarezza al sentimento racchiuso nel testo liturgico. In esso spira una severità e nobiltà di concezione di penetrante efficacia emotiva, soprattutto nell’incastro calibratissimo tra voci chiare e scure del coro, secondo la più pura tradizione della liturgia di rito orientale.
Si tratta senza dubbio di un monumento della musica corale di tutti i tempi, eseguito raramente per la sua difficoltà non solo linguistica, ma anche musicale ed interpretativa.
- Rachmaninov (1873 – 1943)
Vsénoshchnoye bdéniye (Veglia di tutta la notte) op. 37 (1915)
SERA
- L’opera si apre con una quadruplice chiamata alla preghiera, a sei e poi ad otto voci: il sipario si alza su una proclamazione di “Gloria alla Santa, Consubstanziale, Creatrice e Indivisa Trinità”, eseguita dal coro ina una maestosa omoritmia.
La melodia è un’invenzione di Rachmaninov, ma il suo movimento ondulato e riflessivo e la struttura asimmetrica, correlata al testo, chiariscono sùbito l’influenza dell’antico canto Znamenny.
Amen. Venite, adoriamo Dio, nostro Re.
Venite, adoriamo e cadiamo in ginocchio di fronte a Cristo, nostro re e nostro Dio.
Venite, adoriamo e cadiamo in ginocchio di fronte a Cristo, al vero Cristo, nostro re e nostro Dio.
Venite, adoriamo e cadiamo in ginocchio davanti a Lui.
- I Vespri iniziano, come la liturgia di ogni giorno, con il Salmo 104, che illustra le meraviglie della creazione di Dio. La voce solista, basata su una melodia di origine greco – bizantina, rende molto personale questo canto di lode, mentre le voci corali raffigurano i due regni contrapposti, quello terrestre e quello celeste.
Benedici il Signore, anima mia, benedetto sei Tu, o Signore.
O Signore mio Dio, sei molto grande. Sei senza desideri Tu, o Signore.
Tu sei rivestito di onore e maestà. Benedetto sei Tu, o Signore.
Le acque si ergono sulle montagne. Meravigliose sono le Tue opere, o Signore.
Le acque fluiscono tra le colline. Meravigliose sono le Tue opere, o Signore.
Nella sapienza hai fatto tutte le cose. Gloria a te, o Signore, che hai creato tutto!
- La recitazione dei Salmi è un elemento essenziale di ogni servizio ortodosso; il sabato, alcuni versi dei Salmi 1, 2 e 3 sono sempre cantati: significativamente, parlano della giustizia all’interno di un mondo in cui esiste già il male (“il consiglio dei malvagi”). I triplici ritornelli di Alleluia, cantati dal coro intero in risposta alle invocazioni delle voci medie, ricordano quelli che una volta erano cantati dall’intera congregazione.
Beato l’uomo che non si arrende ai consigli degli empi. Alleluja.
Poiché il Signore conosce la voce dei giusti e la via dei peccatori conduce alla rovina. Alleluja.
Servite il Signore con timore e lodatelo con tremore. Alleluja.
Felici coloro che sperano in Lui. Alleluja.
Risorgi, Signore, salvami, mio Dio. Alleluja.
Al Signore appartiene la salvezza, e la Tua benedizione è sul Tuo popolo. Alleluja.
Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo, ora e sempre nei secoli dei secoli.
Amen. Alleluja. Gloria a Te, o Dio!
- L’”Inno di luce” è un antico inno ortodosso che risale almeno al terzo secolo, con un testo tratto dal Salmo 140. Inizialmente, l’inno accompagnava l’ingresso del clero e l’accensione graduale di tutte le luci della chiesa.
Il semplice motivo a quattro note del canto di Kiev, eseguito dai Tenori, è trasmutato in una scintillante evocazione musicale dell’Eterna Luce.
Felice luce della santa gloria dell’Immortale, il Padre celeste, santo e benedetto, o Gesù Cristo.
Ora che siamo venuti al tramonto e guardiamo la luce della sera,
lodiamo il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, Dio.
Tu sei degno in ogni momento di essere lodato dagli inni di voci riverenti.
O Figlio di Dio, Tu sei il datore della vita; perciò tutto il mondo Ti glorifica.
- Dopo aver incontrato il Salvatore, la “Luce del mondo”, la Chiesa russa canta le parole del Cantico di Simeone (“Signore, lascia che il tuo servo se ne vada in pace”), tratto dal Vangelo di Luca: in questo movimento, certo uno dei più famosi dei Vespri e forse uno dei più straordinari, la voce dei Tenori solisti esegue ancora una volta una melodia che proviene dal repertorio di Kiev, stagliandosi su uno sfondo delicatamente oscillante, mentre al termine del brano i Bassi scendono gradatamente fino al Si bemolle sotto il pentagramma, in quello che è uno dei passaggi più suggestivi di tutti i Vespri.
Può essere interessante ricordare che Rachmaninov desiderava che questo brano venisse cantato al suo funerale.
Signore, ora fa’ che il Tuo servo si allontani in pace, secondo la Tua Parola.
Perché i miei occhi hanno visto la Tua salvezza che hai preparato
davanti al volto di tutte le persone. Una luce per illuminare le genti e la gloria del Tuo popolo, Israele.
- Dopo aver dato il dovuto elogio a Dio, la Chiesa ortodossa rende sempre omaggio alla Vergine: Bogoroditse Devo, forse l’inno più conosciuto del ciclo di Rachmaninov, coglie sia la delicata semplicità del saluto angelico sia la stupefacente glorificazione della risposta di Maria a Dio.
Dopo questo movimento, nella Liturgia ortodossa, tutte le luci si abbassano e le porte del Santo dei Santi vengono chiuse.
Salve, o Madre di Dio, Maria piena di grazia, il Signore è con Te.
Sei la beata fra tutte le donne, e benedetto è il frutto del Tuo seno,
perché Tu hai generato il Salvatore delle nostre anime.
MATTINA
- A questo punto la parte serale della Veglia notturna è giunta al termine. Il Mattino, quindi, si apre sui versetti “Gloria a Dio nel più alto dei cieli”, tratti ancora una volta dal Vangelo di Luca, e “O Signore, aprirai le mie labbra”, dai Salmi, unitamente al suono delle campane, che Rachmaninov raffigura magistralmente stratificando e giustapponendo le parti corali sulla parola “Slava” (“Lode”).
Gloria a Dio nell’alto dei Cieli, pace sulla terra, benevolenza tra gli uomini.
Signore, Tu aprirai le mie labbra e la mia bocca divulgherà la Tua lode.
- Uno dei punti musicali più alti della Veglia è certamente l’inno “di molte misericordie”, tratto dal Salmo 135, che esprime il senso di perdita e separazione dell’uomo da Dio e la sua riconciliazione con Lui: tutte le luci della chiesa sono accese, le porte sono aperte e il clero in vesti sgargianti procede verso il centro della chiesa per stare in mezzo ai fedeli.
Musicalmente, sono evidenti due livelli: la scura e grave melodia Znamenny cantata all’unisono da Contralti e Bassi e sopra di essa Soprani e Tenori, che invece cantano come cori di Cherubini e Serafini.
Lodate il nome del Signore. Alleluia.
Lodate il Signore, o voi Suoi servi. Alleluia.
Sia benedetto il Signore da Sion, colui che abita a Gerusalemme. Alleluia.
Rendete grazie al Signore, poiché Egli è buono. Alleluia.
Perché la Sua misericordia dura per sempre. Alleluia.
Rendete grazie al Dio dei cieli. Alleluia.
Poiché la Sua misericordia dura per sempre. Alleluia.
- I drammatici eventi della Resurrezione si svolgono ora in una serie di inni narrativi, ciascuno introdotto dal ritornello devotamente sussurrato sul testo “Blagosloven yesi, Ghospodi” (“Sia benedetto il Signore”). I contrasti nella partitura descrivono il dramma cosmico che si verifica simultaneamente nel regno celeste (“Il consiglio angelico è stato stupito…”) e sulla terra, dove le donne portatrici di mirra, mentre si recano al sepolcro al mattino presto per ungere il corpo di Cristo, incontrano al Suo posto un messaggero angelico.
Mentre il messaggio gioioso si rafforza sempre di più, la folla mormorante di fedeli emerge e si unisce a un inno di lode universale sulla parola “Alleuia”.
Beato sei Tu, o Signore; insegnami le Tue leggi.
L’ostia angelica fu piena di timore quando Ti vide tra i morti. Distruggendo il potere della morte,
o Salvatore, hai sollevato Adamo e salvato tutti gli uomini dall’inferno. Beato sei Tu …
“Perché, o donne discepole, mescolate la mirra con le vostre lacrime di compassione?”
Gridò l’angelo radioso davanti alla tomba.
“Guardate il sepolcro e comprendete: il Salvatore è risuscitato dai morti”. Beato sei Tu…
La mattina presto le portatrici di mirra corsero con tristezza alla Tua tomba,
ma un angelo venne da loro e disse: “Il tempo della tristezza è giunto al termine. Non piangete,
ma annunciate la risurrezione agli apostoli “. Beato sei Tu…
Le portatrici di mirra erano addolorate quando si avvicinavano alla tomba, ma l’angelo disse loro:
“Perché cercate chi è vivo tra i morti? Poiché Egli è Dio, è risorto dalla tomba”.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Adoriamo il Padre, Suo Figlio e lo Spirito Santo: la Santissima Trinità, una sola in sostanza.
Piangiamo con i Serafini: “Santo, santo, santo sei Tu, o Signore”.
Sia ora che mai e attraverso i secoli. Amen.
Da quando hai dato alla luce il Donatore della Vita, o Vergine, hai liberato Adamo dal suo peccato.
Tu hai dato gioia a Eva invece che tristezza.
Il Dio fatto uomo che è nato da Te ha riportato in vita coloro che l’hanno perduta.
Alleluia. Gloria a Te, o Dio!
- La risposta dei fedeli alla Resurrezione continua nell’inno “Voskreseniye Hristovo videvshe”; si eleva in questa sezione una musica austera e potente, poiché il testo ricorda il terribile sacrificio sulla croce che ha preceduto il trionfo finale sulla morte.
Avendo visto la Resurrezione di Cristo, adoriamo il Santo Signore Gesù, l’unico senza peccato.
Veneriamo la Tua croce, o Cristo, e noi inneggiamo e glorifichiamo la Tua santa resurrezione,
poiché Tu sei il nostro Dio, e noi non conosciamo altro che Te; invochiamo il Tuo nome.
Venite, voi tutti fedeli, veneriamo la santa resurrezione di Cristo.
Perché, ecco, attraverso la croce la gioia è giunta in tutto il mondo.
Benediciamo sempre il Signore, lodiamo la Sua resurrezione,
perché sopportando la croce per noi, ha distrutto la morte con la morte.
- Componendo una potente melodia originale stranamente affidata ai Bassi, Rachmaninov mette in musica il Magnificat trattandolo come un’espressione epica e profetica, che gradatamente si estende a tutte le voci del coro.
In contrasto con questo canto è l’Antifona ripetuta “Chestneyshuyu Heruvim” (“Più onorevole dei Cherubini”), in cui viene esaltato l’alto rango di Maria nella gerarchia celeste.
La mia anima magnifica il Signore, e il mio spirito esulta in Dio, mio Salvatore.
Più onorevole dei Cherubini e più gloriosa senza paragoni dei Serafini,
senza corruzione Tu hai generato la Parola di Dio, vera Madre di Dio, Ti magnifichiamo.
Perché ha considerato l’umiltà della Sua ancella.
Poiché ecco, d’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Perché Colui che è potente ha fatto grandi cose in me, e santo è il Suo nome,
e la Sua misericordia è su quelli che Lo temono di generazione in generazione.
Ha rovesciato i potenti dai loro troni, ed ha esaltato gli umili;
ha saziato gli affamati con le cose buone e i ricchi ha ricacciato svuotati.
Ha aiutato il Suo servitore Israele, ricordando la sua misericordia,
come ha parlato ai nostri padri, ad Abramo e ai suoi posteri per sempre.
- In termini di profondità testuale e complessità musicale, la Grande Dossologia “Slava v vïshnih Bogu” si staglia come l’inno principale degli interi Vespri, il cui testo è cantato su una semplice melodia Znamenny che Rachmaninov distribuisce magistralmente tra voci diverse.
Nel testo di questo antico inno del IV secolo è contenuto ogni tema cristiano, dalla glorificazione e dal ringraziamento al pentimento e alla supplica, e la musica di Rachmaninov ad ogni ripresa riesce a comunicarlo appropriatamente; mentre l’inno giunge verso il suo culmine, nella chiusura sulle parole “Tre volte Santo”, il trattamento del coro di Rachmaninov diventa veramente orchestrale, evocando nuovamente l’immagine del suono delle campane.
Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace sulla terra. Benevolenza sugli uomini.
Ti lodiamo, Ti benediciamo, Ti adoriamo, Ti glorifichiamo,
rendiamo grazie a Te per la Tua grande gloria.
O Signore, Re Celeste, Dio Padre onnipotente.
O Signore, il Figlio Unigenito, Gesù Cristo, e lo Spirito Santo.
O Signore Dio, Agnello di Dio, Figlio del Padre, che togli i peccati del mondo: abbi pietà di noi.
Tu che togli i peccati del mondo, ascolta la nostra preghiera.
Tu che siedi alla destra del Padre, abbi pietà di noi.
Poiché Tu solo sei santo, Tu solo sei il Signore, Gesù Cristo, per la gloria di Dio Padre. Amen.
Ogni giorno Ti benedirò e loderò il Tuo nome per sempre.
Dègnati, o Signore, di mantenerci in questo giorno senza peccato.
Tu sei benedetto, o Signore, Dio dei nostri padri,
e lodato e glorificato è il Tuo nome per sempre. Amen.
La Tua misericordia, o Signore, sia sopra di noi, come noi abbiamo riposto la nostra speranza su di Te.
Benedetto sei Tu, Signore, insegnami le Tue leggi.
Signore, Tu sei stato il nostro rifugio di generazione in generazione.
Ho detto: Signore, abbi pietà di me, guarisci la mia anima, perché ho peccato contro di Te.
Signore, fuggo da Te, insegnami a fare la Tua volontà, perché sei il mio Dio;
perché con Te è la fonte della vita, e nella Tua luce vedremo la luce.
Raggiunga la Tua misericordia tutti coloro che Ti conoscono.
Santo Dio, Santo Dio onnipotente, Santo Immortale, abbi pietà di noi.
Gloria al Padre, e al Figlio e allo Spirito Santo, sia ora che mai e per secoli. Amen.
- 14. Dopo l’intensità musicale della Dossologia, questi due inni servono come punto di riposo, invitando a meditare sul mistero esaltante della Resurrezione: i due temi originali dell’antico canto piano sono abbastanza simili e vengono citati nella loro interezza, dando vita a due delle sezioni più serene della Veglia. La scrittura del n. 14 diventa mano a mano più “romantica”, deviando in parte dal linguaggio armonico presente in tutti gli altri movimenti.
Oggi la salvezza è arrivata nel mondo. Cantiamo a Colui che è risorto dai morti, l’autore della nostra vita.
Dopo aver distrutto la morte con la morte, ci ha donato la vittoria e la grande misericordia.
Signore, Tu sei risorto dalla tomba, Tu hai spezzato i legami dell’Ade,
Tu hai stracciato la sentenza di morte. Tu ci hai liberati dai lacci del nemico.
MostrandoTi agli Apostoli, li hai inviati in predicazione, e, attraverso essi,
hai donato la pace al mondo, o Unico ricco di misericordia.
PRIMA ORA
- Alla fine del servizio mattutino, è consuetudine russa cantare in piedi un inno per la festa dell’Annunciazione, “Vzbrannoy voyevode”, sempre in onore della Madre di Dio; Rachmaninov usa questo inno trionfante di vittoria per portare a termine la sua Veglia in modo imponente.
A Te, la Madre vittoriosa dei conduttori trionfanti, noi Tuoi servi, liberati dal male,
offriamo inni di ringraziamento. O Madre di Dio!
Dal momento che possiedi una forza invincibile, liberaci da tutte le calamità,
così che possiamo esultare dicendoTi: “Rallegrati, sposa spensierata!”