Concerto per Anniversario 1946 – 2022 – L. Van Beethoven (1770 – 1827) Elegischer Gesang, op. 118
Van Beethoven (1770 – 1827)
Elegischer Gesang, op. 118, per coro e quartetto d’archi
Gentile, come hai vissuto
così hai terminato.
troppo santo per il dolore!
Non un solo occhio versi una lacrima
per il ritorno a casa di questo spirito celeste.
L. Van Beethoven (1770 – 1827)
Elegischer Gesang, op. 118, per coro e quartetto d’archi
“Gli abbozzi di questo Elegischer Gesang (“Canzone elegiaca”), brano poco conosciuto e poco eseguito, si trovano nei quaderni in cui Beethoven appuntava nel 1814 la nuova versione del Fidelio; il brano deve essere stato completato e inviato al barone Johann Pasqualati prima del 5 agosto, quando questo amante della musica, proprietario del palazzo in cui Beethoven abitò a Vienna tra il 1804 e il ’15, ricordava dopo tre anni la scomparsa, a soli ventiquattro anni, dell’adorata moglie Eleonore.
L’autore del testo, che pone gli accenti sulla caducità della vita, è ignoto, ma si è fatto il nome di Ignazio Franz Castelli; l'”elegia” è tutta intimità e raccoglimento, scritta, si direbbe, per una persona già per suo conto esperta del patire, e alla quale pertanto basta proporre la situazione senza calcare la mano, in compartecipazione fraterna, in dialogo a tu per tu.
La tenera introduzione strumentale è vicina, nella tonalità di Mi maggiore, all’affettuosità esplicitata nel finale della contemporanea Sonata per pianoforte op. 90; il coro esordisce sommesso e religioso ma ben presto esprime il dramma con la sortita dei tenori, in “forte”, sulle parole “für den Schmerz!” (“Per il dolore”). Dai bassi viene quindi la proposta di un episodio fugato (“Kein Auge wein'” – “Non un solo occhio versi una lacrima”), raccolta dalle altre voci con dissonanze sfumate nella delicatezza dei contorni; con la ripetizione delle prime parole, la pagina si chiude riprendendo il calmo tema d’apertura”
Giuseppe Cappotto